TECH DRIVE
11/07/2025

Bollo auto 2026: cosa cambia davvero per gli automobilisti italiani

Dal 1° gennaio 2026 il bollo auto cambierà volto. La tassa di possesso, da sempre oggetto di discussioni per la sua complessità e disomogeneità tra regioni, subirà una riforma che punta a rendere i pagamenti più chiari, regolari e difficili da eludere. Ma dietro la semplificazione si nascondono anche nuove regole più rigide, che ogni automobilista dovrà conoscere per non incorrere in sanzioni o sorprese.

Addio rate, si paga in una volta sola

La principale novità riguarda i veicoli nuovi. Chi immatricolerà un'auto a partire dal 2026 non potrà più suddividere il pagamento del bollo in più rate: la tassa dovrà essere versata in un’unica soluzione entro la fine del mese successivo all’immatricolazione. E da lì, ogni anno, la scadenza sarà fissa. Ad esempio, se l’auto viene immatricolata a giugno, il bollo andrà pagato entro il 31 luglio, e così ogni anno.

L’intento è quello di ridurre dimenticanze e irregolarità, fissando scadenze certe e ricorrenti per ciascun veicolo. L’intervallo variabile tra 9 e 12 mesi, che finora creava confusione soprattutto per i primi pagamenti, verrà completamente superato.

Chi paga il bollo se l’auto viene venduta?

La riforma chiarisce anche uno dei dubbi più frequenti nei passaggi di proprietà: chi è tenuto a pagare il bollo se l’auto viene venduta all’inizio dell’anno? D’ora in poi farà fede la situazione al 1° gennaio: sarà responsabile del pagamento chi risulta intestatario al Pubblico Registro Automobilistico in quella data, anche se il veicolo viene ceduto nei giorni o settimane immediatamente successive.

Maggiore autonomia alle Regioni (e nuovi limiti)

Il nuovo impianto normativo concede più libertà agli enti locali: le Regioni potranno, a propria discrezione, prevedere modalità alternative per alcune categorie di veicoli, come furgoni commerciali, mezzi aziendali o ecologici. In questi casi, sarà possibile offrire anche un pagamento quadrimestrale, ma solo se deciso esplicitamente dalla Regione stessa. In altre parole, non esiste più un sistema nazionale di rate fisse: le Regioni potranno proporlo, oppure no.

Un altro tassello importante riguarda il principio di territorialità: la tassa dovrà essere pagata esclusivamente nella Regione in cui risiede l’intestatario del veicolo. Questo meccanismo vuole evitare fenomeni di “residenza fittizia” in zone dove il bollo costa meno, assicurando che le risorse raccolte rimangano legate al territorio in cui l’auto viene effettivamente utilizzata.

Fermo amministrativo? Il bollo si paga lo stesso

Una svolta significativa interessa i veicoli sottoposti a fermo amministrativo. Dal 2026, anche se il mezzo è bloccato da provvedimenti giudiziari o da sanzioni gravi, il bollo resta dovuto. Finora alcuni tribunali avevano riconosciuto l’esenzione in questi casi, ma la nuova norma chiude definitivamente questa possibilità, equiparando tutti i veicoli registrati, fermi o in circolazione.

I veicoli già immatricolati non cambiano (per ora)

Chi possiede un’auto immatricolata prima del 2026 non vedrà modifiche immediate. Resteranno in vigore le regole attuali, a meno che la Regione di appartenenza non scelga di introdurre variazioni locali. Resta invariato anche il superbollo per le auto con potenza superiore a 185 kW.

Esenzioni ed ecobonus: decidono le Regioni

Anche sul fronte delle agevolazioni ambientali il nuovo assetto lascia molta autonomia agli enti locali. Rimangono valide le esenzioni per auto elettriche, ibride, a GPL, metano e storiche, ma ogni Regione potrà decidere come e quanto estendere queste agevolazioni. Alcune offrono l’esenzione totale per cinque anni o anche oltre, altre prevedono riduzioni progressive. In sintesi: chi acquista un veicolo ecologico dovrà consultare le regole della propria Regione per sapere esattamente cosa aspettarsi.

Come si calcola il bollo

  • Il calcolo del bollo continuerà a basarsi su tre fattori principali:
  • Potenza del motore, espressa in kW (indicata sul libretto alla voce P.2);
  • Classe ambientale del veicolo (da Euro 0 a Euro 6);
  • Tariffa regionale, con un importo base che varia in base alla classe di emissioni. Ad esempio, per le Euro 4 e superiori è di 2,58 €/kW, ma può salire fino a 3 €/kW per le Euro 0.

Per i kW oltre quota 100 e fino a 185 resta confermata la maggiorazione del 50% (il cosiddetto mini-superbollo). Inoltre, le Regioni hanno la facoltà di aumentare l’imposta fino al 10% ogni anno.

Un archivio nazionale per controllare tutto

Infine, dopo anni di attesa, arriva l’Archivio nazionale delle tasse automobilistiche (Anta), pensato per centralizzare e semplificare la gestione dei dati sui pagamenti. Gestito dal PRA (Pubblico Registro Automobilistico) e coordinato da un comitato interregionale, questo sistema consentirà di integrare le informazioni fiscali con quelle già presenti nei registri pubblici, migliorando i controlli e riducendo le irregolarità.