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08/07/2025

Rinviato lo stop ai DIESEL Euro 5: salve (per ora) 1,3 milioni di auto

Il blocco dei diesel Euro 5 nei grandi centri urbani del Nord Italia non scatterà più il 1° ottobre 2025, ma un anno dopo. Un emendamento al decreto Infrastrutture ha infatti posticipato al 1° ottobre 2026 l’entrata in vigore delle limitazioni strutturali alla circolazione per auto e veicoli commerciali diesel Euro 5 in Lombardia, Piemonte, Veneto ed Emilia-Romagna. La norma, salutata con entusiasmo dal ministro Matteo Salvini,** prevede anche un cambiamento** significativo: le restrizioni non scatteranno più nei Comuni con più di 30.000 abitanti, ma solo in quelli che superano i 100.000 residenti.

Il Ministero dei Trasporti parla di una “scelta di buonsenso”, accogliendo così le richieste avanzate a più riprese da diverse amministrazioni regionali, in particolare dalla Lombardia, che da tempo sollecitava un ripensamento del calendario. Solo poche settimane fa, nel nostro precedente articolo avevamo raccontato come il divieto, deciso nel 2017 per ridurre l’inquinamento in Pianura Padana, minacciasse di colpire duramente oltre un milione e mezzo di automobilisti, imponendo un cambio forzato dell’auto a molti cittadini, spesso con redditi medio-bassi.

Maggiore flessibilità per le Regioni, ma con obblighi precisi

La nuova norma, approvata nel corso dell’iter parlamentare del dl Infrastrutture, non cancella del tutto le limitazioni, ma concede una maggiore flessibilità nella loro applicazione. Dopo il 1° ottobre 2026, le Regioni potranno decidere se includere o meno il blocco dei diesel Euro 5 nei loro piani per la qualità dell’aria, a patto che vengano messe in campo misure alternative che garantiscano risultati analoghi nella riduzione delle emissioni.

È prevista anche una possibilità in senso opposto: le Regioni che lo riterranno opportuno potranno comunque anticipare il blocco, aggiornando i propri piani ambientali e modificando i provvedimenti attuativi. In altre parole, il rinvio non rappresenta una marcia indietro definitiva, ma un margine temporale per consentire ai territori di scegliere con maggiore autonomia e responsabilità il percorso da seguire.

Il dibattito politico: scontro in Aula e proteste delle opposizioni

L’emendamento ha però suscitato tensioni in Parlamento. Le opposizioni hanno abbandonato le commissioni in segno di protesta, lamentando una gestione confusa e frettolosa dei lavori. Secondo il deputato democratico Andrea Casu, le riformulazioni del testo sarebbero arrivate con troppo poco anticipo, impedendo ai parlamentari di valutare correttamente i contenuti. La sua denuncia è stata chiara: “Un pasticcio infinito”.

Nonostante le polemiche, il rinvio è stato accolto positivamente anche dal Ministro dell’Ambiente Gilberto Pichetto, che ha sottolineato come la transizione ecologica debba avvenire in modo “graduale, equilibrato e sostenibile”, senza penalizzare le fasce più deboli della popolazione. Un messaggio che rispecchia l’intento dell’emendamento: alleggerire l’impatto sociale di una misura impopolare, senza rinunciare del tutto agli obiettivi ambientali.

Codacons: salvate 1,3 milioni di auto, ma servono interventi strutturali

Il Codacons ha stimato che il rinvio di un anno eviterà il blocco per circa 1,3 milioni di auto diesel Euro 5, che sarebbero state bandite dai centri urbani nei giorni feriali, dalle 8:30 alle 18:30, già dal prossimo ottobre. L’associazione dei consumatori, pur apprezzando la scelta, richiama l’attenzione sull’urgenza di politiche strutturali per il rinnovo del parco auto italiano, tra i più vecchi d’Europa.

Il rischio, secondo il Codacons, è che lo stop, se non accompagnato da incentivi concreti, finisca per colpire ingiustamente i cittadini, obbligandoli a cambiare auto senza un reale supporto economico. Inoltre, il blocco indiscriminato avrebbe potuto avere ripercussioni anche sul mercato dell’auto, con un’impennata dei prezzi del nuovo e dell’usato. Ora le Regioni, avverte l’associazione, non hanno più alibi: devono usare questo tempo supplementare per varare misure efficaci contro lo smog e per la tutela della salute pubblica.

Conclusione: un anno in più, ma la sfida resta

Il rinvio rappresenta un punto di svolta nella gestione della transizione ecologica legata al traffico veicolare, ma non può essere interpretato come una soluzione definitiva. I nodi da sciogliere restano numerosi: dagli investimenti per il trasporto pubblico, agli incentivi per l’acquisto di auto meno inquinanti, fino alla necessità di politiche ambientali più incisive e meno emergenziali.

La qualità dell’aria in Pianura Padana continua a essere tra le peggiori d’Europa, e le pressioni da parte dell’Unione Europea non si sono certo allentate. Il tempo guadagnato va ora usato con intelligenza, per evitare che tra un anno ci si ritrovi al punto di partenza.